Rome,
11
Settembre
2017
|
10:00
Europe/Amsterdam

I viaggi “bleisure”: il segreto per dipendenti felici

Si parla tanto dei vantaggi del bleisure (la fusione dei viaggi di lavoro con quelli di piacere), ma il mondo del lavoro è pronto a riconoscerne il potenziale?

Viaggiare per lavoro è considerato oggi un gran vantaggio e lo confermano anche i numeri: una ricerca condotta da Booking.com[1] dimostra infatti che il 30% degli intervistati sarebbe disposto ad accettare un compenso più basso a fronte di un numero maggiore di viaggi. Aggiungendo un tocco di divertimento e relax tipici della vacanza classica, l’esperienza di viaggio si rivela arricchente sia dal punto di vista professionale che da quello personale, portando ad un più alto grado di soddisfazione e contentezza, e di conseguenza a una maggiore produttività da parte dei dipendenti. Doppio vantaggio, quindi.

Inoltre, incoraggiare il bleisure (dall’unione di business - lavoro, affari e leisure - piacere, divertimento) potrebbe essere la chiave risolutiva per non far scappare la generazione Y, quella dei millennials, che tende solitamente ad essere elusiva e poco affezionata al posto di lavoro. Di contro, però, questa categoria generazionale è in genere più propensa a sfruttare il viaggio di lavoro ricavandosi l’opportunità di trasformarlo parzialmente in uno di piacere[2]. Il motivo è probabilmente la scarsa disponibilità di liquidi da spendere in vacanza e la mancanza di una famiglia propria, con le responsabilità che questa implicherebbe.

Sembra però che le aziende non abbiano compreso a fondo il potenziale del bleisure. Secondo studi recenti[3], infatti, le due principali ragioni per cui i viaggiatori business non ne approfittano è che non hanno tempo, oppure il regolamento aziendale non lo permette. Per far sì che il bleisure funzioni bene sia per il datore di lavoro che per il dipendente, è necessaria una policy aziendale chiara, che permetta di sfruttare al meglio le trasferte lavorative. Forse, per aumentare motivazione e produttività è arrivato il momento di rivedere e definire meglio le condizioni aziendali relative a questo fenomeno?

Il bleisure trova consensi

  • Il 30% sarebbe disposto ad accettare un compenso più basso a fronte di un numero maggiore di viaggi[4].
  • Negli ultimi 12 mesi[5], quasi la metà dei viaggiatori business (il 49%) ha esteso il proprio viaggio di lavoro ad un’altra località (città o Paese).

I millennials, una generazione mobile

  • Se il 48% degli intervistati di età compresa tra i 18 e i 34 anni afferma di aver trasformato la trasferta lavorativa in un viaggio che coniugava dovere e piacere, solo il 33% dei viaggiatori tra i 35 e i 54 anni e il 23% degli over 55 ha fatto lo stesso.
  • Il 78% dei millennials si è voluto ritagliare un po’ di spazio e relax durante un viaggio di lavoro. Inoltre, il 60% della generazione Y sostiene che i “momenti-vacanza” delle trasferte si ripercuotono positivamente sul business, aiutandoli a rendere meglio. Per i baby boomer[6], questa percentuale si ferma invece al 49%.

Cosa prevede la tua policy sul bleisure?

  • Il 58% ha dichiarato di non aver avuto abbastanza tempo per il bleisure, mentre il 18% ha affermato che il regolamento aziendale non lo permetteva[7].

[1] 2017 Travel Predictions dati raccolti da Booking.com su un campione di 12.781 utenti provenienti da 13 mercati a settembre 2016

[2] Extending Business Travel into Leisure Time – Bleisure Study studio realizzato dalla GBTA (Associazione Internazionale per i Viaggi Business)

[3] Vedi sopra

[4] 2017 Travel Predictions dati raccolti da Booking.com

[5] Vedi sopra

[6] Survey from Marriott Rewards Premier Business Credit Card sondaggio su abitudini e comportamenti di viaggio dei piccoli imprenditori

[7] Extending Business Travel into Leisure Time – Bleisure Study studio realizzato dalla GBTA (Associazione Internazionale per i Viaggi Business)